Una serie di lettere conservate da Dal Pra nel proprio archivio personale testimonia la stima e la popolarità di cui godeva il filosofo anche al di fuori degli ambienti accademici e istituzionali. Persone di diversa provenienza ed estrazione sociale si rivolgevano a lui per le ragioni più disparate.
Tra questi documenti figurano due lettere in francese di uno studente cecoslovacco, interessato al pensiero di Condillac, che desidera procurarsi tutte le pubblicazioni riguardanti questo autore. Tra i libri cercati c’è un testo italiano: Linguaggio e mondo umano in Condillac di Pasquale Salvucci impossibile da acquistare in Cecoslovacchia a causa del blocco delle valute straniere. Il giovane chiede quindi aiuto al docente italiano, domandandogli anche se può prestargli per qualche tempo un suo saggio su Condillac, di cui è venuto a conoscenza. Dalla seconda lettera di ringraziamento, qui esposta, apprendiamo che Dal Pra ha prestato aiuto allo studente, procurandogli quanto richiesto.
Un suo ex allievo di liceo gli scrive per raccontargli le esperienze di vita a cui va incontro dopo aver concluso la scuola superiore. Dall’arresto per attività antitedesca, al trasferimento in Germania, al rientro in Italia e all’adesione ad una formazione di “Giustizia e Libertà” operante in Emilia. Gli espone, inoltre, il suo percorso interiore fino alla maturazione della scelta di diventare sacerdote. Esprime, infine, la sua riconoscenza a Dal Pra per “la non piccola parte” che ha avuto nella sua formazione intellettuale.
Una donna sul treno Roma-Milano riconosce il filosofo, che le sta seduto di fronte. Ha letto di Dal Pra sulla rivista Gente che gli ha dedicato un articolo quello stesso anno, il 1976. Vorrebbe parlare con lui, fargli molte domande, ma non osa. Gli scrive però una lettera per esprimergli la sua stima e porgergli molti auguri “per i suoi studi e per il compito così difficile che si è scelto nella società”.
Un cultore di filosofia che ha partecipato al gioco televisivo “Lascia o Raddoppia?”, preparandosi sulla storia della filosofia da Bacone a Kant, gli chiede un colloquio per poter discutere con lui del proprio pensiero filosofico.
Vengono esposti anche dei versi filosofici, inviati al Professore da parte di un giovane corrispondente “poeta filosofo”.