Il filosofo

Antonio Banfi

La Scuola di Milano: filosofi, letterati. E una poetessa

di Emilio Renzi

Scuola di Milano è espressione che designa i filosofi e i letterati cresciuti all’insegnamento di Antonio Banfi (1886-1957) presso l’Università Statale di Milano, nei decenni Trenta-Sessanta del Novecento. L’espressione si deve a Fulvio Papi, ultimo assistente di Banfi, che così sottotitolò il suo libro Vita e filosofia (1990). Scuola di Milano è il sottotitolo anche del libro di Gabriele Scaramuzza L’estetica e le arti (2007).

Banfi insegnava Storia della filosofia e per un certo periodo Estetica. Le sue lezioni erano quindi frequentate da studenti di Filosofia e da studenti di Lettere.

I nomi principali fra i filosofi che diventarono poi docenti universitari sono Enzo Paci (1911-1976), Remo Cantoni (1914-1978), Giulio Preti (1911-1972), Luciano Anceschi (1911-1995), Luigi Rognoni (1913-1986), Dino Formaggio (1914-2007), Giovanni Maria Bertin (1912-2002). Aggiungiamo Franco Fergnani (1927-2009), laureato con Banfi nel dopoguerra e che insegnò Morale alla Statale. Visse privatamente Miro Martini (1905-1951), autore di un’opera semisconosciuta ma valida, La deformazione estetica (1955).

 

Tra i «letterati»: Maria Corti (1915-2002), studiosa di critica letteraria, che a Pavia dove insegnava realizzò un importante Fondo manoscritti, autrice anche di due romanzi da leggere: L’ora di tutti (1962) e Il ballo dei sapienti (1966); Vittorio Sereni (1913-1983), che di Banfi fu assistente proprio a Estetica, uno dei maggiori poeti del secondo Novecento, autore tra l’altro delle raccolte Frontiera (1941), Gli strumenti umani (1965), Stella variabile (1981). Vi fu anche Guido Morselli (1912-1973), che scrisse romanzi tra i migliori del secondo Novecento (Roma senza papa, Dissipatio H.G.), apparsi postumi. Si laureò con Banfi con una tesi su Gustave Flaubert Antonia Pozzi (1912-1938). Faceva fotografie molto belle. Ha lasciato una raccolta di poesie, Parole, e i Diari.

Frequentava le aule universitarie, portato dal suo compagno di Liceo Alberto Cantoni, il primogenito di Arnoldo Mondadori, il più grande editore italiano. Si chiamava Alberto (1914-1976) e aveva tra l’altro una forte passione per il cinema d’autore, che stava allora nascendo a Milano (si veda Estetica e cinema a Milano, a c. di E. Dagrada – R. De Berti – G. Scaramuzza, Quaderni di Materiali di Estetica n. 3, CUEM, Milano 2006). Alberto Mondadori portava sempre con sé il cugino Mario Monicelli (1915-2010), che sarebbe diventato uno dei massimi registi cinematografici italiani. Quando Alberto Mondadori fonderà la sua Casa editrice – il Saggiatore ­ chiamerà a collaborare molti «banfiani» (si veda E. Renzi, Il grande amico. Alberto Mondadori, Remo Cantoni e l’editoria culturale milanese tra gli anni Trenta e il 1976, in Remo Cantoni, a c. di M. Cappuccio e A. Sardi, CUEM, Milano 2007, pp. 149-166).

Alberto Mondadori con altri giovani, primo dei quali Ernesto Treccani (1920-2009) figlio di Giovanni Treccani degli Alfieri fondatore nel 1926 con Giovanni Gentile (1875-1944) dell’Enciclopedia Treccani, e pittore in proprio, aveva fondato una rivista di letteratura e cultura, Camminare, che con altre era parte del movimento giovanile fascista. Saranno soppresse per il loro spirito di «fronda» all’approssimarsi della guerra, negli anni 1938-’39.

Se guardiamo infatti le date di nascita dei filosofi e letterati della Scuola di Milano comprendiamo subito che dovettero tutti affrontare anni pesanti e una prova terribile: gli anni dell’affermarsi in Italia e in Germania delle dittature di destra (e nell’URSS di sinistra), gli anni della Seconda guerra mondiale.

Degli allievi nel frattempo divenuti insegnanti di Liceo, Formaggio, Cantoni e soprattutto Rognoni parteciperanno alla Resistenza. Sereni catturato in Sicilia sarà prigioniero in Algeria (da cui la raccolta Diario d’Algeria, 1947 – si veda Il male del reticolato di Stefano Raimondi, CUEM, Milano 2007). Paci catturato in Grecia sarà prigioniero negli stalag germanici, dove terrà lezione agli internati, farà la conoscenza del filosofo francese Paul Ricoeur (1913-2005) e leggerà il filosofo Giambattista Vico (1668-1744).

L’ultimo assistente di Banfi è stato Fulvio Papi (1930-). Oltre al libro eponimo Papi ha scritto su Giordano Bruno e su Sereni, sulla Pozzi, sull’ontologia e sull’architettura.

L’ultimo laureato con Banfi è stato Guido D. Neri (1935-2001), che insegnò a Verona. I suoi saggi sono stati raccolti ne Il sensibile la storia l’arte. Scritti 1957-2001. Importante per il nostro discorso è Crisi e costruzione della storia: sviluppi del pensiero di Antonio Banfi (1988). Su di lui si veda ora Luciano Fausti, Guido Davide Neri tra scepsi e storia. Un percorso filosofico (2010).

La “Scuola” di fatto se non di nome continua. Molti docenti della Statale di Milano hanno studiato con Paci: Carlo Sini, Andrea Bonomi, Giovanni Piana (e con lui Paolo Spinicci), Stefano Zecchi, Amedeo Vigorelli. Altri, con Cantoni: Carlo Montaleone; altri ancora con Dino Formaggio: Gabriele Scaramuzza, Elio Franzini… sono cenni, non è un elenco. Aggiungiamo Alfredo Marini a Milano, Salvatore Veca a Pavia, Pier Aldo Rovatti a Trieste, Sergio Mancini a Palermo, Marcella Pogatschig a Pavia, Vincenzo Costa a Teramo. Alcuni tra gli allievi degli allievi hanno parlato a questo cenacolo: Vincenzo Costa, Paolo Spinicci, Luca Vanzago.

In prima approssimazione possiamo dire che l’insegnamento di Banfi si mosse tra Simmel e Husserl (solo alla fine, Marx). Ognuno dei discepoli ebbe un proprio sviluppo teoretico e didattico: Cantoni l’antropologia e la letteratura della crisi (Kafka, Dostoevskij), Preti l’epistemologia, Anceschi l’estetica, Bertin la pedagogia. Paci, la fenomenologia con rilevanti aperture sulla scienza e la letteratura (Mann, Rilke).

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[20/05/2014]

 

 

 

 

 

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